Tortorici è un paese che nel passato ha basato la sua economia prevalentemente sulla coltura del nocciolo presente, spontaneo o coltivato su quasi tutto il territorio. Questa varietà “Corylus Avellana” può derivare da ibridazioni naturali tra forme spontanee o da materiale importato da altre aree di coltivazione. La pianta presenta una corteccia liscia e compatta, l’apparato radicale è fascicolato e può raggiungere la profondità di 80-90 centimetri. Annualmente la pianta deve essere potata, vengono tagliati i rami secchi e se necessario vengono impiantati nuovi arbusti. Va detto che a Tortorici sorse una fabbrica per la sgusciatura del frutto (funzionante fino agli anni ’60) che occupava circa un centinaio di operai ed esportava il prodotto semi-finito all’estero. Oggi lo sfruttamento di questa pianta avviene in maniera limitata e con scarsi rendimenti nonostante la tecnologia abbia fornito validi strumenti per facilitare la raccolta. Le nocciole vengono utilizzate soprattutto in ambito dolciario si preparano torte, pastefrolle, croccantini ma simbolo della tradizione tortoriciana è la pasta reale realizzata esclusivamente con nocciole e zucchero. I pasticceri del luogo custodiscono gelosamente i segreti sulla preparazione di questo antichissimo dolce.
La raccolta delle nocciole nell'antica tradizione
Alle prime luci dell’alba uomini e donne partivano alla volta dei campi. Ognuno aveva il proprio compito, gli uomini scuotevano gli alberi in modo che tutte le nocciole cadessero sul terreno ed erano loro che portavano a spalla i sacchi pieni. Le donne portavano un fazzoletto in testa e cingevano alla vite un grande grembiule dove depositavano le nocciole. Durante la raccolta che terminava al calar del sole per allietare la giornata si cantavano degli stornelli tra cui la “Nuciddara”.
A Nuciddara (canto tradizionale)
Martiduzzu d’amuri ancora batti …..
Batti stù pettu di finestri e porti……
Lu suli si ‘nni vari e dumani torna…
Si mi ‘nni vaju jò nun tornu ‘cchiù.
Ti mannu salutannu cu lu suli …..
Pirchì nun ajù cu cu mi fidari….
Fighiuzza tu si fatta supra u tò jornu…..
Cchiu bedda i chi si nun ti po’ farii….
Canta lu gaddu e scotula li pinni….
Bonasira fighiuzza e jè-mu ninnii…
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